giovedì, novembre 13, 2008

Gli Eroi di LoudWater

Mi sembra un po' scemo ammetterlo, ma questa volta invece di scrivere una mia campagna con tanto di intricatissima trama e centinaia di eventi e missioni parallele, ho semplicemente aperto l'ambientazione di Forgotten Realms - 4a edizione e ho cominciato dall'avventura introduttiva che quel manuale descrive in apertura.

La mia prima campagna alla 4a edizione di D&D comincia così, senza impegno e molto leggermente, cercando più di coinvolgere i giocatori nel nuovo sistema di gioco che di sconvolgerli con i miei soliti colpi di scena. D'altro canto, per sfogare tutte le mie pulsioni narrative, ho in corso anche una campagna ambientata in Ravenloft, dove le miniature sono bandite e l'atmosfera la fa da padrona. Per non creare troppo attrito tra le nuove regole e i giocatori di vecchia data, ho suggerito loro una mia particolare interpretazione: la 4a edizione è il miglior board-game di D&D che sia mai stato concepito. E' un board-game talmente evoluto che tutte le parti di gioco che non sono relative al combattimento, vengono gestite come un gioco di ruolo. Ma -ho ribadito- resta un board-game: sulla scheda troverete per il 99% elementi che saranno utili solo in combattimento, pertanto il combattimento sarà una componente essenziale di questa edizione (come delle precedenti), con la differenza che in questa edizione sarà gestito completamente con le miniature, proprio come si confà ad un board-game.
Molti di loro hanno accettato questa mia visione del gioco. Quelli che ritengono che i combattimenti di un gioco di ruolo fantasy possano essere gestiti in modo assai più coinvolgente ed emozionante senza doverli appiattire su un quadrettato, possono continuare a giocare con me a Ravenloft. Chi invece se ne farà una ragione, inizierà questa nuova campagna di Forgotten Realms 4a edizione.

Ho letto (qui) che il prossimo set di miniature di D&D sarà l'ultimo. Questo non significa che smetteranno di vendere miniature, significa che smetterà di esistere il gioco di miniature di D&D e che le miniature diverranno un accessorio del gioco di ruolo. Sinceramente, non vedo cosa ci sia di male. Le differenze tra il gioco di miniature e la quarta edizione di D&D erano talmente sceme da non giustificare l'esistenza del gioco di miniature come una cosa a parte. Inoltre, adesso che i DM potrebbero apprezzare la possibilità di acquistare le miniature dei mostri che intendono giocare, sarebbe il caso che la Wizards la piantasse con i box di miniature assortite a caso, e cominciasse a venderle con criteri più logici, ad esempio a "gruppi di incontri" o singolarmente. A quanto pare la nuova strategia di vendita sarà una via di mezzo, e questo mi indispone terribilmente. Se un DM vorrà scrivere un'avventura per D&D 4ed e usare le miniature anziché le molliche di pane, anche se fosse disposto ad acquistarle, sarà costretto al "gioco del caso" e si ritroverà in mano dei mostri che non gli servono a niente. Sono sicuro che ci ripenseranno presto, e troveranno una soluzione migliore per vendere le miniature, una soluzione che magari sia di aiuto al DM, e non che lo costringa a mettere in gioco i mostri che gli capitano a caso.

Vi ho parlato di questa cosa perché ho intenzione di giocare la 4a edizione in modo molto ortodosso. A Lucca ho acquistato i dungeon tiles per ricostruire le strade cittadine e i dungeon, posseggo anche un quadrettato erboso per gli scontri all'aperto, e sto cercando di mettere insieme le miniature dei gruppi di incontro che sono previsti per le prime avventure della campagna. Con qualche difficoltà, ovviamente, perché devo rincorrere i collezionisti locali di D&D e chiedere loro di scambiare miniature. Ma pare che questo, da ora in poi, faccia parte dei doveri del DM, così come ogni giocatore dovrà portare una miniatura che corrisponda al proprio personaggio. Sono sicuro che molti DM e molti giocatori preferiranno optare per soluzioni più semplici... tappeti di sughero o segnalini di plastica... qualcuno userà i dadi sia come dadi che come segnaposto per i mostri che non possiede. Io però cercherò di non farlo. Ho sperimentato già il fatto che, una volta piazzate le miniature, è davvero difficile per i giocatori inquadrare mentalmente il campo di battaglia in modo indipendente dalla plancia di gioco (e non credo che sia sbagliato non farlo... in fondo il gioco si basa sul quadrettato). A questo punto però, mi piace sperare che utilizzando la miniatura di un troll, i giocatori ricordino di aver combattuto contro un troll, e cioè visualizzino un troll, e non una "cancellina" o un "segnalino" usato al posto del troll. Molti giocatori esperti (o molto bravi) non hanno difficoltà a fare uno sforzo di fantasia e "trascendere" il segnalino immaginando il troll nel campo di battaglia, ma suppongo che il gioco sia molto più semplice e divertente se non sono costretti a farlo, se la miniatura raffigura davvero il troll. E' probabilmente una involuzione, un ritorno indietro. Tipico di un board-game, appunto.
Per giocare di ruolo, di narrazione, di vera fantasia, come ho già detto, gioco a Ravenloft.

E spero di divertirmi in ambedue le campagne.

mercoledì, novembre 05, 2008

Dell'Utri risponde

Marcello Dell'Utri, pluricondannato per crimini di mafia, braccio destro di Silvio Berlusconi, uno dei vertici di Forza Italia, si è permesso di rispondere a qualche domanda a KlausCondicio, una trasmissione politica che viene messa online su YouTube, condotta da Klaus Davi. Vi invito a seguire il link relativo per rinfrescarvi le idee su questo tizio, al quale spesso ci si riferisce con il titolo di "onorevole". Io sul mio blog faccio fatica a non chiamarlo criminale faccia da culo.

Ad ogni modo, Klaus Davi ha intervistato Dell'Utri, rivolgendogli svariate domande sullo stato attuale delle cose in Italia. Qualsiasi persona sana di mente, dopo aver ascoltato le parole di Dell'Utri, avrebbe chiamato le forze dell'ordine per farlo prelevare a forza e condurre in carcere. Ma siamo in Italia, mica in un paese normale. Dell'Utri prenderà voti anche alle prossime elezioni, nonostante le tonnellate di merda che è riuscito a vomitare dalla bocca durante questa intervista.
Da il Manifesto:

MANGANO ERA UN EROE
[...] "Tra le tante persone assunte ad Arcore - spiega Dell'Utri - c'era anche Mangano, che io conoscevo e sapevo bravo nella conduzione degli animali, perché lì c'erano soprattutto cani e cavalli. Mangano fu scelto per stare ad Arcore come stalliere e si comportò benissimo".
"Mangano, malato com'era -prosegue - sarebbe potuto uscire dal carcere e andare a casa, se avesse detto solo una parola contro di me o contro il presidente Berlusconi. Invece non lo ha fatto. Per me è un eroe, a modo suo. Un conto è dire così, un conto dire che è un eroe in senso assoluto". Il senatore, inoltre, respinge le voci di una presunta raccomandazione di Mangano da parte sua. "A parte il fatto che parliamo del 1974 - osserva - cercavamo semplicemente del personale adatto per la tenuta della casa di Arcore con i suoi 100 ettari di terreno".

ANTIMAFIA? RAPPORTO COSTI-BENEFICI SPROPORZIONATO
"L'Antimafia non è finita. C'é e ci sarà finché esiste la mafia ed è un bene. Credo, tuttavia, che, allo stato attuale, il rapporto tra costi e benefici sia assolutamente sproporzionato, soprattutto quando alcuni procuratori antimafia 'fanno politica'". Dell'Utri replica a Gian Carlo Caselli che aveva sostenuto l'impossibilità per i giudici di processare i politici collusi con la mafia. "E' giusto - aggiunge - che l'Antimafia faccia il suo lavoro e si impegni. Certamente tra le tante richieste e accuse che ha lanciato, alcune sono finite nel nulla. Ad esempio, io ero certo dell'innocenza di Calogero Mannino. Antimafia sì, insomma, ma evitando di fare politica. Questo per me è un must. In un Paese civile deve essere così. Purtroppo spesso non lo è stato. Non solo l'Antimafia, quanto piuttosto i procuratori di Palermo hanno usato molto e a sproposito lo strumento dell'aggressione politica. Io me ne sento in assoluto una vittima". "Non ci sarebbe stata l'accusa nei miei confronti - conclude - se non ci fosse stata la grande affermazione di Forza Italia in Sicilia nel 1994".

ANTIFASCISMO? E' OBSOLETO
L'antifascismo è "un concetto obsoleto. Ogni qual volta si tocca questo tasto - aggiunge Dell'Utri - succede un'insurrezione poiché questa situazione non è mai stata chiarita del tutto e la verità non è mai venuta a galla. Credo che ci sia ancora da lavorare da parte di tutti". "C'é anche da dire che il concetto di antifascismo, di per sé obsoleto - conclude - ritorna puntualmente in auge perché mancano nuovi argomenti seri di discussione e si finisce con il rivangare sempre gli stessi".

GOMORRA? NON E'GRANDE PUBBLICITA' PER ITALIA - "Penso che Roberto Saviano abbia ragione a voler andarsene dall'Italia. Il libro che ha scritto é un libro denuncia e in quanto tale oggetto di tante attenzioni poco piacevoli. Quindi capisco che possa avere paura, non ci vedo niente di male". "Certamente - aggiunge - non è una gran pubblicità per il nostro Paese anche se il male, purtroppo, esiste e quindi non possiamo negarlo. Forse però non dovrebbe essere enfatizzato in questo modo. Tuttavia non possiamo neppure negare che non ci siano questi problemi. Ad esempio il premier Berlusconi è andato a Napoli per affrontare il problema della monnezza ed è riuscito a toglierla dalle strade, ma la camorra non è altrettanto facile da estirpare". "Saviano - conclude Dell'Utri - è un fenomeno che è scoppiato dal punto di vista letterario: il successo di vendita del libro travalica qualsiasi critica. Il messaggio che dà alle future generazioni, anche se dovesse espatriare? Quello di essere delle persone oneste, che fungono da stimolo affinché lo Stato combatta la criminalità con tutte le forze e con correttezza" .

INTERCETTAZIONI: DELL'UTRI, ORA CI SONO ALTRE PRIORITA' - "Una legge la si fa quando anche all'interno della maggioranza ci sono degli accordi". "Penso che in questo momento ci siano altre priorità - aggiunge - comunque una legge sulle intercettazioni che consenta alla magistratura di poter svolgere delle indagini è difficile da farsi, quindi bisogna lavorarci con grande attenzione".

P2 STRUMENTALIZZATA PER NON PARLARE D'ALTRO - "La P2 è una cosa che è stata montata per non parlare d'altro. Certo, esisteva per fare affari, ma è stata sempre strumentalizzata, da 40 anni a questa parte. Non si è mai voluto mettere la parola fine. Non c'é niente da fare. E' il costume del nostro Paese: prima di cambiarlo ci vorranno generazioni" . Così il senatore del Pdl commenta il programma Tv condotto dal capo della P2 Licio Gelli. Dell'Utri rende noto di non essere "mai stato invitato". "Mi hanno fatto un'intervista - racconta - parlando dei diari di Mussolini che so che entrerà dentro. Gelli non lo conoscevo neanche ai tempi...".

CAMBIARE GLI UOMINI, AL TG3 SONO TROPPO DARK - "Negli ambienti della Rai ci sono ancora oggi dirigenti che sono stati messi dalla sinistra e che quindi rispondono a logiche di sinistra. E' difficile cambiare la televisione se prima non si cambiano gli uomini. E' difficile pensare che migliori la qualità della comunicazione quando a guidarla c'é gente che alimenta una visione negativa della vita". E' quanto afferma il senatore del Pdl Marcello a 'KlausCondicio' commentando la dichiarazione del premier Berlusconi secondo la quale la Tv è deprimente. "Qualcosa si sta già facendo - aggiunge - Berlusconi in prima persona continua a diffondere ottimismo. Io penso che qualcosa per forza dovrà cambiare, non so cosa, con la nuova Rai, ma comunque qualcosa cambierà". Come? Partendo da un nuovo approccio stilistico. "Le notizie, certo, bisogna darle - prosegue Dell'Utri - sennò si torna al fascismo, ma c'é modo e modo di comunicarle. Magari con conduttori più gradevoli di adesso". "Io - conclude - guardo il TG3, ad esempio, e vedo che ci sono degli anchorman che hanno già una faccia un po' gotica, un po' dark. Sicuramente, ce ne sono più in Rai che sugli altri network. Credo che il direttore del telegiornale dovrebbe dimostrare un maggiore 'esprit de finesse' in queste cose. Farle, dirle lo stesso, ma magari con un'altra espressione. ..".

martedì, settembre 23, 2008

Ma Adamo ed Eva sono esistiti davvero?

Questo brano è tratto da Adista (vedi link qui a fianco). E' la ritrattazione di un sacerdote, il quale è stato caldamente invitato (praticamente obbligato) a rivedere quanto aveva affermato in alcuni suoi precedenti interventi. Interventi -a mio parere- del tutto sensati, pieni di amore verso Dio e di buonsenso. Ma evidentemente c'è chi, in Santa Sede, pensa che la vera fede si ottenga abdicando alla ragione, negando la realtà, raccontanto stronzate e inginocchiandosi davanti a fanfaronate degne di Vanna Marchi (vedi il sangue di San Gennaro o le lacrime delle madonne di coccio, per citarne solo due). E' una ritrattazione un po' lunga, ma se avete pazienza, vale davvero la pena leggerla.


Ritrattazione in ambito nazionale

di Ariel Álvarez Valdez

Nella mia condizione di sacerdote della Chiesa cattolica, e per esplicita richiesta della Santa Sede, intendo rettificare con la presente alcune affermazioni che sono risultate contrarie agli insegnamenti della Chiesa (secondo il Catechismo della Chiesa cattolica), Chiesa che amo, che rispetto e a cui desidero continuare a restare unito nel mio ministero.

1. Avevo affermato che Dio non gradisce la sofferenza dell’uomo, che non la prescrive né la permette in maniera diretta, perché Dio salva mediante l’amore e non mediante il dolore. E che non potrebbe mai rientrare nella volontà di Dio qualcosa che possa far soffrire l’uomo.

Tuttavia, questo non coincide con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, in base a cui la sofferenza ha un valore salvifico.

2. Avevo affermato che Dio fa sempre miracoli, ma non sospendendo o superando le leggi della natura, poiché tali leggi sono ben fatte da Dio e non c’è necessità di sospenderle; che Dio, quando fa miracoli, li fa attraverso le stesse leggi della natura, molte delle quali non conosciute dal-l’uomo, che per questo, a volte, ha l’impressione che esse vengano “sospese”. E che questa spiegazione non ridimensiona assolutamente il potere di Dio, ma, al contrario, lo rende più saldo e più grande.

Tuttavia, questo non coincide con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, in base a cui i miracoli intesi come sospensione delle leggi naturali sono possibili.

3. Avevo affermato che, con gli insegnamenti di Cristo, il valore dottrinale del libro di Giobbe è stato superato, poiché questo libro è stato scritto 400 anni prima di Cristo, e il suo autore non conosceva i nuovi insegnamenti di Gesù rispetto alla sofferenza. Avevo affermato anche che, con gli insegnamenti di Cristo, pure il valore dei dieci comandamenti è stato superato, poiché questi sono stati trasmessi da Mosè per il popolo ebraico, mentre Gesù afferma nel Discorso della montagna (Mt 5) che i cristiani non devono basarsi sui dieci comandamenti ma tenere una condotta superiore.

Tuttavia, questo non coincide con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, in base a cui, con l’apparizione del Nuovo Testamento, il valore dottrinale del libro di Giobbe o quello dei dieci comandamenti non è stato superato (Catechismo della Chiesa cattolica 123).

4. Avevo affermato che i primi capitoli della Genesi (il racconto di Adamo ed Eva, di Caino e Abele, dell’arca di Noè) non hanno un contenuto storico nel senso moderno della parola, ma appartengono ad un genere letterario particolare, con cui si intende piuttosto trasmettere degli insegnamenti sull’origine dell’uomo e del peccato nel mondo.

Tuttavia, questo non coincide con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, in base a cui, nonostante i generi letterari, questi capitoli contengono racconti storici.

5. Avevo affermato che il racconto dell’Annunciazione del Vangelo di Luca, cioè la narrazione di un angelo che entra volando in casa di Maria e conversa fisicamente con lei, non ha fondamento reale in questi termini, in quanto Luca ha impiegato un genere letterario particolare per raccontarla, chiamato “racconto di annunciazione”, frequentemente usato in altre parti della Bibbia.

Tuttavia, questo non coincide con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, in base a cui l’annunciazione ha avuto realmente luogo nella storia così come la racconta san Luca.

6. Avevo affermato che l’idea della verginità di Maria “durante il parto” (il fatto cioè che non vi sia stata rottura dell’imene) è basata sui vangeli apocrifi, e che il parto di Maria deve essere stato normale, come quello di ogni donna, giacché questo non aggiunge e non toglie nulla alla grandezza di Maria, così come non tocca il fatto della sua verginità perpetua.

Tuttavia, questo non coincide con gli insegnamenti della Chiesa cattolica, in base a cui Maria si è mantenuta vergine anche durante il parto (Catechismo della Chiesa cattolica 499).

Oltre a ciò, intendo chiarire due affermazioni fatte correttamente, ma che possono essere fraintese.

7. Quando ho scritto che il racconto di Adamo ed Eva che mangiano del frutto proibito nel Paradiso non è una narrazione storica, ma intende solo trasmettere un insegnamento religioso, alcuni hanno pensato che io stessi negando con ciò la dottrina del peccato originale. Per questo intendo chiarire che non ho mai negato tale dottrina, ma che la sostengo e la riaffermo, così come insegna la Chiesa cattolica.

8. Quando ho detto che tutti i cristiani, per il fatto di essere battezzati, sono sacerdoti di Gesù Cristo, alcuni hanno pensato che io stessi sostenendo che tutti sono ugualmente sacerdoti di Gesù Cristo in senso ontologico. Per questo voglio chiarire che ho sempre creduto, e che così ho voluto dire, che il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale sono essenzialmente diversi, e partecipano in diversa maniera dell’unico sacerdozio di Cristo.

Pertanto ritratto tutte queste affermazioni che non coincidono con ciò che attualmente insegna la Chiesa cattolica.

giovedì, luglio 31, 2008

La Guida del DM

Adesso che è uscita la Guida del Dungeon Master della 4edizione, posso accodarmi alla lunga lista di persone che reputa questa nuova edizione né meglio né peggio della 3edizione.

Nella nuova Guida del DM ci sono alcuni tocchi di genialità non indifferenti. Ad esempio la tabella delle azioni non previste dalle regole, che permette al DM di stabilire difficoltà ed eventuale danno di qualsiasi manovra venga proposta dai giocatori ("Mi aggrappo sull'ala del drago, gli balzo sopra e lo colpisco con la spada in mezzo alle scapole!").
La gestione dei tesori è stata rivista su scala più ampia, consigliando al DM di programmare i tesori che il gruppo rinverrà non dopo ogni singolo incontro ma nel complesso delle imprese che li condurrà da un livello al prossimo.
Le sfide di abilità consentono di gestire con un minimo di programmazione quello che i DM fino ad ora gestivano a braccio e secondo buon senso, e cioè trattative, inseguimenti, traversate, duelli. Forse non era necessario, ma adesso si può assegnare un premio in PE anche a queste imprese senza essere troppo arbitrari.
E poi la Guida del DM è stata scritta con criterio e buon senso, è un utile strumento per i DM alle prime armi (spettacolare la descrizione del problema dei PG repressi che si sfogano durante le partite di D&D). Per i veterani, un po' meno. Ma è giusto così.

Le scelte discutibili che sono state fatte per quanto riguarda le classi sono in parte attenuate quindi da questo manuale, ma restano comunque al loro posto. La personalizzazione dei PG è quasi assente, multiclassare è disincentivato, i punti abilità non si distribuiscono più. Molti mi dicono che la Wizard correggerà il tiro, che quando si avranno più manuali (quindi più poteri, più talenti, più cammini leggendari e così via) le cose miglioreranno. Io però continuo a vedere i limiti di un sistema di regole che privilegia l'equilibrio al realismo, dove i poteri vengono prima costruiti sulla base del meccanismo di gioco e poi giustificati dal punto di vista narrativo, dove gli estremi sono stati smussati (morte improvvisa e definitiva, critici devastanti e fortunati) per rendere meno "frustrante" il gioco. Ma a me sembra che certe scelte lo rendano solo meno crudo, meno realistico, meno sincero. E più videogame.
I miei giocatori non temevano affatto i "save or die", li mettevano in conto e tentavano di prevederli con espedienti che li annullavano (interdizione alla morte, rifletti incantesimi, contingenze), e non si sono mai lamentati quando il loro personaggio di 13° livello finiva disintegrato, soprattutto perché un bravo DM non fa mai spuntare un beholder dall'ombra per far fuoco a tradimento su un ignaro personaggio. Il personaggio che finisce disintegrato deve essere consapevole del rischio che corre ben prima di finire in polvere, altrimenti il Master è uno stronzo. Ma se il PG si lancia spada in mano contro il beholder, e finisce incenerito, dove sta l'ingiustizia?

Bah.
In sunto, possiamo anche dire che la 4edizione non è peggio della 3edizione. Ma non è nemmeno meglio. E siccome è una quarta edizione, credo che avrebbe dovuto essere un passo avanti rispetto al sistema precedente, non un alternativa.

In ogni caso, complimenti per la Guida del DM.

martedì, luglio 22, 2008

Giustificati anziché discriminati

No ai matti in Parlamento In Gran Bretagna il governo si appresta ad abolire una serie di vecchie leggi, oggi addirittura giudicate discriminatorie. Fra queste ce n'e' una che impedisce ai “matti” (persone capaci soltanto di alcuni momenti di lucidita') e agli “idioti” (incapaci di accedere alla ragione) di candidarsi in Parlamento. In Italia siamo avanti: abbiamo abolito questa legge tre legislature fa. (Fonte: Ansa)

Questo spiega molte cose.

martedì, luglio 08, 2008

In ricordo delle Leggi Razziali

Era il Fascismo, era 70, 80 anni fa. Era oggi.
Come ci ricordano Marco Travaglio, Furio Colombo e pochi altri, ci siamo già. In Italia passano leggi come l'aggravante razziale per i reati, che aumentano la pena se il reato è stato commesso da un clandestino. E vengono fatte passare come importanti provvedimenti per la nostra sicurezza. Dallo stesso governo che sospende i processi, taglia le spese della giustizia, accorcia i tempi di prescrizione, vuole l'impunità per le alte cariche dello stato.
Ma a nessuno sembra che stiano facendo uno schifoso doppio gioco? Da una parte aggravano le pene e inventano nuovi imperseguibili reati contro rom e clandestini, dall'altra si impegnano affinché i grandi signori del furto organizzato (gente che corrompe giudici, che froda il fisco per milioni, che falsifica i bilanci, che mette i soldi in banche all'estero, che trucca le gare, che dirige appalti verso aziende di dubbia moralità, che collabora con la mafia) non venga mai punita.
Davvero la maggior parte dell'Italia è convinta che la nostra sicurezza sia compromessa da gente che chiede l'elemosina e scippa le borsette? ...anziché da chi manda in bancarotta aziende come l'Alitalia, la Parmalat, la Cirio, aziende dove lavoravano migliaia di persone e nelle quali centinaia di cittadini aveva riposto i risparmi. Lo sanno che per Callisto Tanzi c'è la certezza di assoluzione? Che Marcello Dell'Utri non finirà mai in carcere? Lo sanno che in Italia il vero crimine, quello commesso dai veri criminali, resta impunito nel 95% dei casi?

Inserisco l'intervento di Marco Travaglio. Magari vi va di vederlo.

giovedì, luglio 03, 2008

Morte del Museo della Liberazione

Si tratta di un piccolo museo, a via Tasso, a Roma. Museo della Liberazione. E' nascosto in una viuzza poco visibile, ma è segnalato addirittura nelle metro (fermata Manzoni: museo della liberazione). Da poco aveva raddoppiato le visite, proprio grazie alla segnalazione di fianco al nome della fermata della metro A recentemente ristrutturata. Fra poco sarà soppresso. Perché considerato "inutile". Perché la memoria è inutile, anti-economica, perché non vale la pena investire nella cultura e nella formazione storica dei cittadini. Così dicono. Ma poi quanto costa questo Museo? Circa 51.000 euro l'anno. Una cifra ridicola.
No, il motivo deve essere un'altro. Il motivo è che la storia della liberazione d'Italia è leggermente in contrasto con le recenti trovate dei nostri governi, vale a dire centri di detenzione per immigrati, impronte digitali ai rom, criminalizzazione dei clandestini, presidio dell'esercito attorno alle nuove costruzioni contestate dalla gente che ci abita, uso delle forze dell'ordine repressivo contro manifestanti inermi. Qualcuno, visitando il museo della liberazione a via Tasso, avrebbe potuto cogliere (forse) qualche analogia. Meglio sbarazzarsene.

Dall'appello che gira su internet:

"Il Museo storico della Liberazione di via Tasso, che ha sede nell'edificio che fu prigione della Gestapo a Roma, con la sua articolazione pluralista e rappresentativa (associazione, esperti, rappresentanti ministeriali e comunali), tra circa 60 giorni non esisterà più e verrà sostituito da un organo ministeriale. L'articolo 26 del DL Brunetta, allegato al messaggio, infatti, prevede la soppressione entro 60 giorni degli enti pubblici non economici con organico inferiore a 50 persone. Il paradosso: per ragioni di economia, viene sciolto un ente il cui funzionamento si basa sul lavoro volontario, e che in dieci anni ha più che raddoppiato i suoi visitatori e allargato la sua visibilità (vedi stazione metro Manzoni) ed è presente nei principali cataloghi e guide del turismo culturale mondiale. Di recente è stato invitato a partecipare al coordinamento internazionale dei luoghi della memoria e della coscienza. Proprio la sua autonomia è stata a garanzia della flessibilità che gli ha permesso di essere ad un tempo all'interno di una rete di relazioni istituzionali interne e internazionali, dall'altro di entrare in relazione con scuole associazioni, gruppi, centri di studio e di ricerca italiani, europei e di altri paesi."

Se potete andate a visitarlo, forse per l'ultima volta.

venerdì, giugno 27, 2008

Lettera al Presidente

Eccellenza illustrissima,
perche' sospendere solo meta' processi?
Coraggio, signor presidente, abolisca i tribunali, e la magistratura, e le leggi.
E torniamo vivaddio a quel delizioso stato di natura, all'igienica guerra di tutti contro tutti, e vinca il migliore, sopravviva il piu' forte.
*
Perche' perseguitare solo i migranti, i nomadi, i piu' poveri?
Coraggio, signor presiedente, dichiari fuorilegge chiunque non possiede almeno un paio di ville, chiunque abiti da Livorno in giu'.
*
Perche' limitarsi a prendere le impronte digitali ai bambini rom?
Sarebbe piu' facile identificarli mozzando loro le orecchie, o ancor meglio marchiandoli a fuoco.
*
Perche' fare solo le centrali nucleari?
Le bombe atomiche puzzano forse?
*
Perche' duplicare le uscite del pubblico erario per fare i centri di permanenza temporanea per i clandestini e i termovalorizzatori?
Facendo solo i termovalorizzatori, lei m'intende...
*
Infine una proposta per prendere due piccioni con una fava: legalizzare la mafia ed appaltarle la riscossione dei tributi. Finirebbero le proteste sul fisco, e cesserebbe un irragionevole conflitto mafia-antimafia che divide l'Italia da troppo tempo.
*
Vada avanti, presidente, che siamo tutti con lei.
Devotamente,
Aristarco Sbudelloni

lunedì, giugno 23, 2008

D&D Quarta Edizione, resoconto a freddo

Ok, mi sembra giunto il momento di scrivere qualcosa riguardo questa famosa (o famigerata) quarta edizione di Dungeons & Dragons. Ho aspettato un paio di settimane prima di farlo, essenzialmente perché la mia prima impressione è stata di tale delusione che mi sono dato del tempo per valutare attentamente il manuale, il sistema di gioco e magari farci anche qualche partita.
Adesso posso parlarne "a freddo". Ho letto il manuale con attenzione, cercando di chiedermi di volta in volta quale fosse il senso di ogni regola, e ho giocato già due sessioni con il nuovo sistema di regole. Devo dire, sintetizzando, che l'impressione generale è nettamente migliorata, anche se non riesco a convincermi che questa quarta edizione sia migliore della precedente.
Premetto che non faccio parte di coloro che già schifavano la terza edizione. A mio parere la terza edizione è stata davvero innovativa e rivoluzionaria rispetto alla seconda, facendo innumerevoli passi avanti rispetto al vecchio AD&D. Quindi è normale che riponessi così tante speranze in questa fantomatica quarta edizione.

La meccanica di base della quarta edizione è rimasta pressoché invariata rispetto alla terza. C'è una difficoltà, si tira 1d20 e si sommano i bonus appropriati, dopodiché si confronta il risultato con il numero bersaglio: se si è totalizzato un risultato pari o superiore, la prova è riuscita. E' la base del d20 system, ed è rimasta (fortunatamente) la stessa.
Andando più nel dettaglio, le cose sono generalmente migliorate. Molte meccaniche del combattimento tra le quali copertura e occultamento, morte e prossimità alla morte, attacchi di opportunità, sono state snellite, semplificate e rese decisamente più dinamiche. Ottima anche la divisione in incantesimi da combattimento (ora divenuti poteri) e incantesimi che si possono lanciare solo al di fuori (i rituali). Molte delle decisioni che sono state prese (eliminare ovunque e per sempre il "save or die") non mi trovano del tutto d'accordo, ma questo dipende dai gusti di chi scrive il regolamento, comprendo le loro motivazioni (trovavano fastidioso che un giocatore potesse perdere un personaggio che aveva cresciuto per anni solo fallendo un tiro salvezza) e prendo atto che il regolamento sia stato modificato di conseguenza. Un altro esempio: tutte le misure ridotte a "quadretti", il combattimento spiegato con fotografie di miniature fotografate dall'alto. E' una vera tristezza, ma risponde all'esigenza che hanno di vendere miniature. Io delle miniature me ne frego e sono sicuro che saprò gestire combattimenti epici con strategia davvero entusiasmante anche solo utilizzando un foglio di carta e una penna. Mi spiace per i ragazzini che ci cascheranno, ma capisco il perché di una certa impostazione, non è quello che mi indigna.

La vera delusione di questa edizione è il capitolo relativo alle classi. Il mio disappunto non riguarda la generale riorganizzazione di poteri e privilegi di ogni singola classe (ad esempio il fatto che gli incantatori non abbiano più livelli di incantesimi, o che il ladro sia diventato una specie di ninja). Quello che davvero mi ha fatto storcere il naso è l'assoluto disinteresse mostrato dagli autori nei confronti della possibilità di personalizzare il proprio personaggio.
Ok, quello che si voleva raggiungere era di creare un sistema davvero equilibrato, dove due personaggi dello stesso livello potessero davvero essere alla pari (stiamo parlando di combattimento, ovviamente). Il risultato è però devastante. Le opzioni di scelta, per un giocatore, sono minime. E inoltre, le variabili aleatorie sono state quasi completamente eliminate. Insomma per forza di cose, due maghi dello stesso livello saranno pressoché identici, e questo perché:

1) Le caratteristiche si distribuiscono per punti, quindi in base alla classe si tenderà a massimizzare le caratteristiche utili a scapito delle restanti. Questo era un problema anche nella 3edizione, e in realtà è il più insignificante di tutti: è giusto che sia così, se ci si pensa un minimo, ma nel complesso contribuisce a creare il "mostro".
2) I poteri tra cui scegliere sono pochissimi ogni livello: solitamente si sceglie un solo potere da una lista di 4, e in molti casi i poteri differiscono solo di poco l'uno dall'altro (il caso del mago è emblematico, i suoi poteri di primo livello differiscono quasi esclusivamente solo per l'elemento). Certo le cose migliorano con l'avanzare dei livelli, soprattutto considerato che si possono anche cambiare i poteri che si hanno già con altri di livello pari o superiore, ma non mi pare sufficiente.
3) Non si possono distribuire punti abilità nelle varie abilità, si può solo selezionare alcune abilità come quelle in cui il personaggio ha focalizzato l'addestramento, il che è un passo indietro (a meno che la semplificazione a scapito della personalizzazione non sia considerato un passo avanti).
4) Errore più grave di tutti, multiclassare è stato non solo limitato (al massimo si può essere biclasse) ma addirittura scoraggiato: per divenire biclasse occorre prendere ben 4 talenti prima dell'11° livello (che permettono ognuno di selezionare un potere da un'altra classe), poi rinunciare al cammino leggendario (praticamente alla classe di prestigio) per ottenere in cambio altri poteri di quella classe. Badate bene: anche in questo caso, quello che si ottiene non è un multi-classe ma un personaggio che è in tutto un esponente della sua classe di partenza (per difese, punti ferita, privilegi eccetera) e che possiede alcuni poteri dell'altra classe in cui multiclassa.
Multiclassare, nella terza edizione, non solo permetteva una varietà infinita di personaggi ibridi, ma garantiva al giocatore di poter creare davvero il personaggio dei suoi sogni, anche se magari significava prendersi una penalità ai punti esperienza.

In pratica il più grande errore della quarta edizione è la rigidità delle classi. Non è più possibile dire ad un novizio (come avevo cominciato a fare con la terza edizione) di fregarsene delle regole e pensare al suo personaggio ideale, che poi il regolamento gli avrebbe sicuramente permesso di crearlo, magari non al primo livello, ma con il procedere del gioco. No.
Ora non è più così. Al novizio si dovranno spiegare le possibilità che il gioco gli concede, e lui dovrà scegliere all'interno di queste.
Non credo che questo aspetto della quarta edizione sarà modificato da futuri manuali. L'unica alternativa che mi resta, se voglio usufruire del sistema della quarta edizione, sarà lavorare sin dall'inizio su house-rules appropriate allo scopo. Una scelta obbligata alla quale la terza edizione non mi aveva spinto così precocemente.

mercoledì, giugno 04, 2008

Parlamento Europeo e pogrom italiani

Parlamento Europeo, 20 Maggio 2008
Parla la deputata ungherese Viktoria Mohacsi, rom, gruppo liberale

"Prendo la parola dopo i pogrom anti rom avvenuti in Italia. Avevo scritto una lettera a Silvio Berlusconi, il 23 febbraio scorso, sui danni che avrebbe provocato una campagna elettorale con i rom come capri espiatori. Oggi vediamo i risultati. L'emergenza rom è scattata quando i media hanno scritto che una sedicenne roma aveva cercato di rapire una bambina di sei mesi, a Napoli. Mi sono informata: questa storia è falsa. La polizia italiana non ha alcuna notizia di reato, né investigazioni in corso. Il 13 maggio una sessantina di teppisti ha assaltato con bottiglie Molotov il campo rom di Ponticelli. Mi sono informata: non esiste alcuna inchiesta di polizia contro i responsabili. Il governo italiano è forte con i deboli e debole con i forti. Non dovrebbe rivolgersi prima verso la Camorra?"

da Diario del 1 Giugno 2008

lunedì, maggio 12, 2008

Bye bye Travaglio

Questo è il fatto.

Ci sarà il solito giro di vite. Cambio ai vertici, controlli più stretti, giornalisti che sono costretti a non dire e a non fare per poter continuare a dire e a fare qualcosa. Nessuno che dice che il "pluralismo" che tanto sta caro a chi straparla al governo non è l'assenza di opinioni, bensì la presenza di più opinioni diverse. Travaglio ha il diritto di andare in TV e dire quello che vuole (come garantisce la nostra Costituzione e grazie al fatto che la TV in cui stava è pubblica), lo scandalo sarebbe se non ci fossero opinioni contrastanti altrove. Cioè Schifani potrebbe incazzarsi e dire: perché non ospitate anche (che ne so) Feltri, qualche volta? Quello è pluralismo. Una puntata Feltri e una Travaglio. Ancora meglio: una trasmissione dove viene invitato Feltri e una dove viene invitato Travaglio. E la possibilità di scegliere con il telecomando (questo misterioso). E' così che si garantisce il pluralismo e si fa giustizia nei confronti di tutti i telespettatori: con la presenza di TUTTE le opinioni, non con l'assenza di qualsiasi opinione. Il servizio pubblico lo paga chi adora Travaglio e anche chi adora Schifani, e un buon servizio pubblico deve mandare in onda ENTRAMBI, perché se manda in onda uno solo dei due (o peggio ancora, nessuno) non è un servizio pubblico, è una televisione con la quale mi pulisco il c..o. Che è quella che vogliono i nostri politici. Atarassia. Complimenti.

martedì, aprile 29, 2008

Domande e risposte

E' più importante porsi le domande o trovare una risposta? Io credo che la capacità dell'uomo di porsi domande sia enormemente più importante di quella di trovare una soluzione alle stesse. A mille domande che mi sono posto non ho ancora trovato risposta, ad alcune non la troverò mai e ad altre forse troverò una risposta solo in futuro. Ma l'atmosfera che respiro attorno a me è diversa, è come se si fosse persa la capacità di farsi le domande. La capacità critica intendo, cioè la capacità di vedere le cose come stanno e dire "non vanno bene così", e poi immaginarsele diverse, come le vorremmo, come le vorrei. Ecco, a quel punto mi chiedono "e come ci riuscirai"? Molte volte rispondo "non lo so". Ma questo non sminuisce l'importanza del porsi il problema.

Ma qual'è il ruolo del politico? Trovare risposte? Io non credo. Io vorrei politici consapevoli dei problemi, e disposti a discutere delle soluzioni. Quelli che quando gli chiedono come risolvere un'annosa questione ti rispondono prontamente e con una frase sola, solitamente sono dei cazzoni pallonari. Le cose sono sempre più complesse di come le vorrebbero i giornalisti.

Vorrei che qualcuno, quando Vespa gli chiede: "come risolverà il problema dell'immigrazione?" rispondesse: "ma che cazzo ne so? c'è un parlamento, docenti universitari, esperti di flussi migratori, analisti della situazione socio economica, ci sono mille provvedimenti da analizzare, accordi da fare, discussioni da portare avanti con gli stati stranieri, capire se bombardando uno stato il flusso migratorio da quello stato aumenta o diminuisce, focalizzare il problema obiettivamente al di là dei titoli dei giornali..."

Ma no, l'italiano vuole che ogni suo rappresentante abbia "la soluzione". Così, il primo che dice "rinchiudiamoli nei campi di detenzione" viene votato. Insomma viene votato il tassista che sa sempre come risolvere ogni problema, o il barbiere che mentre ti taglia i capelli ti spiega cosa farebbe se fosse lui al governo, o il barista che mentre ti serve il cappuccino ti spiega cosa gli farebbe agli zingari. Perché loro hanno le risposte. A me restano le domande.

venerdì, aprile 25, 2008

L'attualità del 25 Aprile

di Ascanio Celestini

"Il 25 aprile ha segnato non solo la fine della guerra, ma la fine del fascismo. (...) Oggi non è più dato per scontato che i fascisti fossero un gruppo di criminali al governo. (...) Il fascismo in Italia ha costituito vent'anni di repressione totale e se vogliamo rivalutare il fatto che durante il fascismo i treni arrivavano in orario, beh... forse era meglio che Mussolini facesse il ferroviere (...) Se oggi, a distanza di mezzo secolo, ci sono candidati con la croce celtica al collo che non solo non rinnegano, ma vanno fieri della loro appartenenza agli ideali del fascismo, vuol dire che il meccanismo della memoria non ha funzionato. (...) In questi anni si è passati da un concetto nostalgico di memoria - si stava meglio quando si stava peggio, il passato è meglio del presente - ad un concetto opposto, "consolatorio", per cui il passato è sempre peggio del presente, oggi ci siamo emancipati da quella grande violenza e dobbiamo ricordare le tragedie del passato per non ripeterle in futuro. Ma questo è un concetto molto pericoloso, perché - come dimostrano i genocidi in Bosnia e in Ruanda - non funziona. (...) Noi siamo la prima generazione in questo Paese che si batte non per conquistare nuovi diritti, ma affinché non ci vengano tolti quelli conquistati dalle generazioni precedenti (...)".

da megachip.info

martedì, aprile 22, 2008

Pubblicità progresso

L'Italia non ha una informazione libera. Questo è il motivo per il quale nessuna televisione, nessun giornale sta promuovendo il referendum del 25 aprile per una "Libera informazione in un libero Stato". Sarebbe la loro fine. Ho bisogno del tuo aiuto. Diffondi la notizia e i punti di raccolta delle firme elencati di seguito.

Invia questa email a tutti coloro che vogliono una informazione libera in Italia per firmare il 25 aprile per i tre referendum:

1- abolizione dell'ordine dei giornalisti di Mussolini
2- cancellazione dei contributi pubblici all'editoria, che la rende dipendente dalla politica
3- eliminazione del Testo Unico Gasparri sulla radiotelevisione, per un'informazione libera dal duopolio Partiti-Mediaset

Il 25 aprile saremo in 460 punti in tutta Italia e in città su 5 continenti.
Trova quello più vicino a te su: http://www.beppegrillo.it/v2day/ mappa/

Coraggio!
Beppe Grillo.

Anche a Bracciano ci sarà un banchetto per la raccolta firme, ma per chi è di queste parti e vuole trascorrere una giornata un po' più movimentata, l'appuntamento è di fronte alla basilica di San Paolo a Roma (Parco Shuster, mi sembra che si chiami).

giovedì, aprile 17, 2008

Il Popolo è un Bambino

Il popolo è un bambino.
Non ci capisce niente di politica.
Se tu gli parli di rivoluzione e lo fai seriamente finisce che il popolo la fa per davvero la rivoluzione.
Allora bisogna fare come ha fatto il partito comunista.
La rivoluzione gliel'ha fatta vedere da lontano al popolo come una ballerina della televisione.
Il popolo è un bambino e gli piace guardare le ballerine.
I maschietti si guardano la televisione perché gli piace il culo delle ballerine.
E le femminucce si guardano la televisione perché vorrebbero averci il culo come quello delle ballerine che piacciono tanto ai maschietti.
Tutti guardano il culo in Tv.
Ma sia le femminucce che i maschietti sanno che la televisione è un elettrodomestico.
Che quel culo esiste solo là dentro.
Si guardano intorno e la realtà è che si ritrovano sul divanetto del loro appartamento senza culi e senza balletti.
Ma sono contenti lo stesso. Sono contenti perché tutte le volte che ri-accenderanno il televisore ci avranno un culo in diretta pronto per essere guardato.
E non importa che sia finto come la favola di cenerentola.
Importa solo che dopo il culo in diretta si vada a letto sereni.
Al popolo gli piace la rivoluzione, ma gliela devi mostrare come il culo delle ballerine.
Come una cosa bella e impossibile.
Gliela devi raccontare come una favola.

*

Il popolo è un bambino.
Vuole sempre avere ragione.
Allora chi governa il popolo gli deve dire che "gli altri c'hanno sempre torto.
Gli altri sono atei miscredenti, pervertiti omosessuali, zozzi meridionali, negri puzzolenti…eccetera.
..insomma: relativisti" .
Allora il popolo è contento.
Perché il popolo è un bambino e come tutti i bambini gli piace giocare.
Nei giochi dei bambini c'è sempre uno che vince e un altro che perde.
Per questo che al popolo gli piace tanto il calcio.
Il popolo lo sa che il calcio vero non è quello dei campetti, delle partitelle.
Il popolo lo sa che al calcio vero non ci può giocare.
Che il vero calcio se lo può soltanto guardare in televisione.
Allora il popolo si mette seduto e guarda.
Il popolo strilla, si agita, si stanca come un bambino.
E quando arriva la sera si addormenta subito. È buono buono il popolo, è una pecorella.
Il popolo lo sa che la vita è come una partita di calcio in televisione, come la finale dei mondiali: tutto il mondo la guarda, ma poi la palla se la giocano solo due squadre.
Bello il calcio! Bella la vita!
Solo pochi se la godono, ma tutti gli altri possono fare il tifo.

*

Il popolo è un bambino.
Se gli rubi le caramelle il bambino si arrabbia.
Ma se gliele metti in vetrina quello se le compra subito.
Allora tu che sei più furbo del popolo gliele fai pagare il doppio di quello che valgono.
Così per ogni caramella che si compra una gliela vendi e un'altra gliela rubi.
Se metti le mani in tasca al popolo sei un ladro,
ma se è il popolo che si viene a svuotare le tasche da te è solo una legge di mercato.
Il popolo è un bambino, gli piace comprare le caramelle.
Poi magari se le porta a casa e manco se le mangia.
Magari le butta al secchio, magari.
Perché ai bambini gli piace comprare comprare comprare.
Allora tu che sei più adulto del popolo gli vendi tutto.
Il popolo vuole mangiare? E tu gli vendi le porcherie fino a farlo scoppiare.
Il popolo vuole le canzonette? E tu gli vendi qualche chilo di ritornelli da canticchiare sotto la doccia.
Il popolo vuole gli ideali? E tu gli vendi anche quelli.
Poi magari li porta a casa e non ci crede più.
Magari li butta al secchio.
Meglio! Meglio…
Così torna subito al supermercato a comprarsi le caramelle.

*

Il popolo è un bambino.
Fa tante domande e tu non gli puoi dire la verità
sennò quello ti mette in difficoltà.
Per esempio io c'ho un figlio, si chiama Robertino Casoria, è il peggiore della classe.
Mi ha detto "papà cosa sono i terroristi?"
Io gli ho voluto dire la verità, gli ho detto: "Ti ricordi quando eri bambino? A Natale ti ho detto che sarebbe arrivato Babbo Natale.
Tu eri un bambino intelligente o non ci hai creduto.
Ma poi la notte io sono andato a mettere i regali sotto l'albero e la mattina appresso quando li hai visti hai incominciato a credere che li aveva portati Babbo Natale. Hai pensato che se c'è il regalo significava che c'è anche il barbone che lo porta con le slitte, con le renne.
E invece ero sempre io.
E i terroristi sono la stessa cosa. Qualcuno ti dice che ci sono i terroristi e tu non ci credi.
Poi scoppia 'na bomba, crollano un paio di grattacieli
e tutti pensano che se c'è l'attentato significa che ci stanno anche i terroristi che l'hanno fatto...
ma è tutta una bugia, è sempre papà che zitto zitto di notte fa scoppiare le bombe e poi da' la colpa ai terroristi" .
E mio figlio mi fa:
"l'amico mio Pancotti Maurizio - ché Robertino frequenta
un bambino ciccione che è insopportabile e secondo me è pure un po' deficiente – m’ha detto “­Pancotti Maurizio dice che questa cosa si chiama strategia della tensione!"
Allora io gli ho risposto "l'amico tuo Pancotti Maurizio è comunista!
E lo sai perché è così ciccione? Perché i comunisti si mangiano i bambini. Stai attento quando vai a fare la merenda da lui perché ti si mangia!"
E mio figlio Robertino ha cominciato a tremare.
Per una settimana non è più uscito di casa.
Gli ho fatto fare tutto quello che volevo, gli dicevo "lava la macchina! Metti a posto la stanzetta! Portami le ciabatte!", lui mi ubbidiva come un cagnolino. Perché si governa con la paura.
E il popolo è uguale.
Il popolo è un bambino.
Se vuoi che non si perda nel bosco gli devi dire che c'è il lupo cattivo, l'uomo nero!
I terroristi, l'arabi col barbone, i pirati della Malesia. Ogni tanto insomma bisogna cambiare, fare la rotazione.
Il diavolo, gli zombie, il mostro di Loch Ness, il bocio, i marziani, i fantasmi.
Il popolo è un bambino.
Se gli metti paura ti porta le ciabatte, ti lava la macchina.
Il popolo è un bambino.
Se gli metti paura ti ubbidisce subito.

Ascanio Celestini

martedì, aprile 15, 2008

Analogie

Periodo napoleonico.
Da un articolo di Paola Del Zoppo:

"Anche nel caso dei Berliner Abendblätter le argomentazioni portate dai censori erano il mantenimento dell’equilibrio con la Francia, ma in verità il periodico era scomodo per qualunque potere politico, tanto che anche il riformista von Hardenberg, vicino ai circoli di giovani letterati, vi riconosceva un pericolo. Il giornale pubblicava articoli in cui si richiamava alla responsabilità verso la patria e in cui si davano notizie di ampio respiro politico, che avrebbero indotto troppa consapevolezza nel pubblico. Presto la redazione non fu più neanche richiamata all’ordine o avvisata della censura. Gli articoli politici vennero del tutto censurati e quasi del tutto vennero eliminati gli articoli di matrice culturale.[i] Questo tipo di censura non solo ebbe un effetto sulla lunga durata, ma riuscì a minimizzare le reazioni. La morte degli Abendblätter prese le sembianze di un processo naturale. Il giornale divenne sempre meno interessante ed ebbe sempre meno successo, e dopo sei mesi gli editori si videro costretti a rinunciare alla pubblicazione."

Esattamente quello che succede alla TV se i programmi culturali li sbatti a mezzanotte.

lunedì, marzo 31, 2008

martedì, marzo 18, 2008

10.000 anni fa si depilavano il petto

Vediamo di fare un riassunto per chi non ha visto il film (tranquilli, non c'è possibilità che conoscendo la trama possiate godervelo di meno).

IL COMINCIO
Allora c'è questa tribù di cacciatori, nel 10.000 a.c., che vive in cima a un altopiano freddo e brullo, senza alberi e con inverni lunghi e gelidi. Non si spiega come sopravvivano tutto l'anno, ma quando arriva la migrazione dei mammuth, loro si organizzano per cacciarli e dopo averne ucciso uno stanno a posto per una settimana, e tanto basta.
Un giorno il capo-villaggio, per salvare il suo popolo dalla fame, decide di partire e attraversare le montagne, in cerca di una soluzione. Alla fine troverà fagioli e fave, e la sua tribù capirà che non si può campare mangiando bistecche di mammuth una volta all'anno, però nel frattempo tutti pensano che sia andato via per vigliaccheria, e il figlio diventa la cacchetta della tribù. Ma la gnoccolona venuta dal nord (quella con gli occhi azzurri) si innamora di lui da subito, e lui ringrazia. Il problema è che in questa tribù di sfigati, per guadagnarsi una donna, bisogna prima ammazzare un mammuth (il che probabilmente riduce gli accoppiamenti a una manciata ogni anno, tutti concentrati durante la migrazione dei mammuth, poi grazie che sono tutti infelici). Insomma l'eroe partecipa alla caccia al mammuth alla prima occasione (che finisce per essere svariati anni dopo, ma non chiedetevi perché), petto glabro come era comune nella preistoria, barbetta incolta perché non ci si rasava la faccia nella preistoria (solo le ascelle). La caccia al mammuth finisce male, ma il protagonista ha un colpo di culo, il primo di una lunga serie, il mammuth che lo stava per calpestare inciampa e cade sulla sua lancia, crepando. Lui racconta balle, ma il guerriero fico del villaggio ha visto che è un buffone, la sciamana (che vede il futuro ma stavolta non capisce che la stanno prendendo per il culo) gli dà comunque la lancia del cacciatore e la gnoccolona che gli spetta. La notte stessa l'eroe ha i complessi e restituisce la lancia, facendo incazzare la gnoccolona.
Poi arrivano i cattivi, preceduti da crisi epilettiche della sciamana. Ammazzano e distruggono tutto (non proprio una gran fatica, visto che il villaggio erano tre capanne di fango e ossa), e fanno prigionieri i più giovani e prestanti. E la gnoccolona, ovviamente, di cui il cattivone si innamora al primo sguardo. La scenaggiatura procede con guizzi di vera originalità, infatti l'eroe non viene catturato e nemmeno il cacciatore fico, e a loro si aggiunge pure il ragazzino scemo del villaggio che fa da spalla comica. Tutti e tre (o quattro, forse ce n'era anche un altro ma era insignificante) partono per liberare i loro uomini. E la gnoccolona.

IL PERIPLO
Per prima cosa i quattro si attraversano a piedi le montagne ghiacciate, con indosso solo pellicciotti. Il che sarebbe verosimile se il regista non calcasse la mano facendoli dormire sulla neve e senza nemmeno una copertura, o inserendo scene improbabili in cui i poveretti brancolano nelle tempeste. Tanto per rendere la cosa più credibile, perdono anche le tracce di quelli che stanno seguendo, ma probabilmente la strada per il covo dei cattivi è una sola, infatti li ritrovano appena riscendono a valle dall'altra parte. Dopo le montagne ghiacciate, c'è la giungla tropicale, e uno dei protagonisti si meraviglia che "faccia caldo". In effetti nell'inquadratura prima erano sulla neve. Nella giungla quasi riescono a liberare la gnoccolona, ma poi vengono attaccati da alcuni giganteschi e famelici Dodo, e il bilancio finale è che anche il ragazzino scemo viene portato via come schiavo.
Ma i protagonisti non si perdono d'animo, e proseguono l'inseguimento. Dopo la giungla finiscono nella steppa. Siccome il cacciatore figo è stato ferito dai Dodo, l'eroe va a cercare cibo ma precipita in una trappola per fessi (una specie di buca enorme irta di pali acuminati che lui, grazie al noto culo, evita). Purtroppo, dice la voce narrante, la sciamana nonostante le preghiere non riesce a trattenere le acque (non ridete) e quella notte piove. L'eroe si risveglia nella pozza mentre questa si riempe di acqua, e scopre che c'è una tigre dai denti a sciabola imprigionata nella pozza assieme a lui. Naturalmente non la uccide, ma la libera, dopo averle chiesto di non sbranarlo (davvero!). La tigre non lo sbrana (davvero!) e fugge via. Lui torna dal guerriero figo che nel frattempo ha avvistato un villaggio. Nel villaggio ci sono tante persone di colore che appena li vedono vorrebbero ammazzarli, ma appare la tigre dai denti a sciabola. Il protagonista le sussurra: "non puoi esserti dimenticata di me" (davvero!) e la tigre non lo divora (davvero!). Non divora nemmeno il suo amico (davvero!), anzi non divora nessuno (davvero!), probabilmente dopo tanto tempo intrappolata dentro una buca, era sazia. Invece si fa un giro, ruggisce un po' e poi si allontana. In un nuoo guizzo di originalità, la sceneggiatura ci svela che la tribù che voleva ammazzarli ha una profezia che narra di colui che parla con denti-di-lancia e che salverà il loro popolo. Gli indizi sono chiari: l'eroe è il loro salvatore. Si sparge la voce, arrivano le tribù più variopinte da tutti i dintorni.
Il capo della tribù più cazzuta si avvicina all'eroe e gli dice: "sei troppo giovane". L'eroe gli risponde: "dimostro meno degli anni che ho!" (davvero!) e così il capotribù cazzuto si convince che lui è il prescelto (davvero!).

LA PUGNA
A capo di tutte le tribù credulone della pianura, gli eroi arrivano fino ad un fiume (in mezzo al deserto). Un vero miracolo degli effetti speciali, giacché la sabbia non trattiene l'acqua, e le dune arrivavano fino al limitare delle acque. Lì i cattivi avevano ormeggiato le navi (???) e dopo aver caricato i prigionieri, si allontanano. Come si fa a raggiungerli? Basta attraversare il deserto. Però uno dei capi tribù (quello con le cannucce sulla faccia) avverte che le dune sembrano tutte uguali. L'eroe sgama come orientarsi, basta guardare le stelle. Insomma arrivano quasi in contemporanea con le navi, laddove un dio simil-faraone egizio sta facendo costruire le piramidi con l'aiuto dei mammuth (i mammuth??? nel deserto???). Il cattivone fa vestire e truccare la gnoccolona per sedurla, le mette addirittura il push-up. Perché è chiaro che non può violentarla e farla finita, deve sedurla. Lei però non ci casca, anche perché non capisce un cazzo della lingua di lui, e lui ha una voce da mostro di frankenstein.
Nel frattempo l'eroe organizza una bella rivoluzione, e quando i ribelli incazzati si presentano davanti al palazzo del simil-faraone, lui prova a trattare. Come risposta, si becca una bella lancia nella panza e muore. I suoi servitori vengono tutti trucidati. Il prescelto ha salvato tutti!

L'EPILOGO
Purtroppo, sul finire della battaglia, il cattivone che non è riuscito a sedurre la gnoccolona, le scaglia una freccia nella schiena e la ammazza. L'eroe arriva troppo tardi, e non può fare altro che pugnalare a morte l'assassino della sua donna. La voce narrante ci strugge con frasi del tipo "a che è servito attraversare mari e monti e vincere la rivoluzione, se poi la gnoccolona è morta?". Ma attenzione. C'è il colpo finale di scenaggiatura, quella sceneggiatura che mai delude e che ci ha premiato fino ad ora: il capo dei mammuth che erano tenuti in schiavitù, passando davanti all'eroe triste e alla sua bella defunta, solleva la proboscide come a dire "ciao ciao". Lui capisce che è una specie di benedizione, si volta e torna al corpo di lei. Ed avviene il miracolo. A chilometri di distanza, la sciamana del villaggio schioppa, e la gnoccolona rivive. Grazie saggio mammuth, grazie.
Le tribù riconoscenti donano all'eroe dei fagioli e un po' di fave secche, dicendogli che il padre avrebbe voluto riportarle al suo villaggio, ma non ce l'ha fatta. Con un pugno di fagioli in mano, l'eroe e la sua gnoccolona tornano dalla loro gente (da quella che ne rimane), piantano i semi e quando arriva la primavera si meravigliano che crescano così bene. E pure noi.

giovedì, marzo 13, 2008

Astensione?

Alla domanda "Ha senso l'astensione alle elezioni" rispondo: NO.

1) Non votare alle elezioni non è una forma di protesta. Ho letto paragoni con lo sciopero. Cazzate. Il non-voto non arreca alcun danno alle persone alle quali si vuol far giungere la protesta. Se in Italia invece di votare 50 milioni di aventi diritto, votano solo tre persone, a quelli al potere non gliene frega una minchia, anzi se vota uno solo (come dice Sartori), meglio: va al governo chi decide quell'uno e chissene frega. Quando si sciopera si crea un disagio che dovrebbe far riflettere sulla tua importanza come base del meccanismo sociale, quando si vota si "esce" da quel meccanismo senza che la macchina sia compromessa. Se pensate che "invece il disagio si crea, perché ad ogni voto corrisponde un rimborso ai partiti", seguite il punto 2.

2) C'è chi fa notare che per ogni persona che si astiene, mancheranno 5 euro di finanziamento ai partiti. Vorrei correggere: mancheranno 5 euro al partito che avrebbe votato, e solo a quello, grazie alla legge-vergogna sul rimborso delle spese elettorali secondo la quale ogni partito riceve tot euro per ogni voto che piglia (mi pare 5 ma non ne sono sicuro). Va bene, questa legge fa schifo ed è una presa per il culo, l'hanno creata per supplire al mancato finanziamento pubblico dei partiti abrogato dal popolo con apposito referendum, resta il fatto che se non voti non togli niente a chi ti sta sulle balle, lo togli semmai a chi avresti promosso. Se invece pensate "ma tanto i partiti fanno tutti schifo, quindi avrei dato il voto comunque a dei coglioni", seguite il punto 3.

3) Nonostante i luoghi comuni che girano (e se siete gente da seguire i luoghi comuni, potete anche fare a meno di partecipare a discussioni politiche, anzi probabilmente votate già Veltroni o Berlusconi) le alternative ci sono. Almeno sulla carta. I programmi delle forze minori, a partire da quello della Destra, proseguendo per quello della Sinistra Arcobaleno, e seguitando per i programmi di tutti gli altri partiti fino a il bene comune che è l'ultima delle liste che mi è balzata in mente e che cito solo per caso, sono lì per essere letti e valutati. Sicuramente, se la moralità (intesa in senso berlingueriano) di chi vota è pari almeno al suo senso critico, non riuscirà a votare per i due partiti della maggioranza, ma dire allora che non c'è alternativa e che è inutile votare è solo un alibi. E se pensate che "tanto se scelgo di votare per un piccolo partitino, non supererà lo sbarramento e non avrà senso" allora seguite il punto 4.

4) Votare per un piccolo partitino probabilmente non cambierà la composizione del parlamento, visto che esistono le percentuali di sbarramento. Ma di certo HA SENSO. Ha senso innanzitutto (ed è una motivazione banalissima, ma passatemela) perché il voto è un diritto e un dovere per il quale si è combattuto e si è morti, e ogni volta che vado a votare esprimo un potere che mi è stato garantito da anni di conquiste sociali. Poi votare un partitino dà sostegno a quell'idea indipendentemente dal fatto che quel partito sarà rappresentato. In terza sede c'è la questione del "giusto", per il quale dovreste sentirvi portati a votare quello che ritenete giusto a prescindere dal risultato. E infine, se queste tre piccole e (magari per voi) poco convincenti motivazioni vi sembrano poco, considerate che votare ci vi piace anche se non ha speranza di essere rappresentato ha, se proprio va male, lo stesso effetto statistico che votare per una forza politica "di minoranza", e cioè si va contro la casta dei "soliti" e si crea una emorragia di voti ai grandi partiti. La protesta è quindi votare "giusto", non astenersi dal voto.
Ma qualcuno di voi potra addurre la motivazione che "anche se il voto è un diritto-dovere di ogni cittadino, questo nobile gesto ha perso ogni significato ed è stato ormai strumentalizzato fino a svuotarlo di ogni senso", quindi leggete il punto 5.

5) Andare a votare, come sancito dalla nostra costituzione e come ci è garantito, potrebbe anche aver perso molto del suo significato (io lo credo, le motivazioni del punto 4 non mi convincerebbero), ma essere un buon cittadino non significa solo mettere una X sul simbolo e poi sbattersene di tutto il resto. Un buon cittadino si preoccupa delle conseguenze del suo voto, tiene d'occhio i politici, si informa, protesta, scende in piazza, sciopera, si sdraia davanti ai treni che portano le armi, partecipa e organizza discussioni sui temi che ritiene importanti, cerca di smuovere il sistema dal basso quando dall'alto sembra narcotizzato. Votare è una responsabilità, ma non è l'unica. Tutte le proteste che si possono fare oltre al "non voto" si possono fare oltre al "voto", e sono ancora più nobili e motivate. Quando qualcuno dei miei amici mi dice che la RAI fa schifo gli chiedo: ma lo paghi il canone? A volte mi rispondono "no"... ma allora cosa cazzo protesti? Se paghi il canone hai ben il diritto di incazzarti, perché i tuoi soldi vengono spesi male. Oddio, nulla vi vieta di protestare e cercare di cambiare le cose anche dopo esservene fregati di chi saliva al potere alle scorse elezioni (anzi, per grazia di Dio, fatelo!), ma NON E' LA STESSA COSA, spero che le vostre coscienze sappiano intuire la differenza, che è tutt'altro che sottile.

Per concludere: io le mie motivazioni ve le ho date, ma c'è tanta gente che fa cose senza senso a questo mondo, e qualche volta ha ragione.
Quindi io voto, voi fate un po' quello che vi pare.

sabato, marzo 01, 2008

Berlusconi lancia il programma del PDL

L'ha lanciato lontano, è arrivato al confine con il terzo reich. Ma secondo me può migliorare ancora. L'articolo in proposito è questo: Berlusconi presenta il programma.
Mi permetto di aggiungere i miei commenti.
«Sette missioni per rilanciare l'Italia». All'Auditorium della Conciliazione di Roma, Silvio Berlusconi presenta il programma del Popolo della libertà, condensato in dodici pagine. «Altro che le 280 presentate e mai realizzate dal governo Prodi»
E' rimasto a due anni fa. Non si è nemmeno accorto che Prodi non c'è più e che ha come avversario Veltroni, che ha presentato un programma uguale al suo.
«Vi ricordo che nel 2001 il nostro programma fu sintetizzato nel contratto con gli italiani, che noi abbiamo rispettato per l'85 per cento»
Quindi non l'ha rispettato.
Idraulico: "Signora, le ho riparato il cesso, come da contratto."
Signora: "Ma cazzo, il tubo del sifone ancora perde!"
Idraulico: "Le ho riparato il cesso all'85%."
«Ma la nostra prima promessa - ribadisce Berlusconi - è che non metteremo mai le mani nelle tasche degli italiani e che abbasseremo la pressione fiscale sotto il 40% del Pil».
Questa è semplice da mantenere, non vuol dire una minchia. Chiamate un economista a spiegarglielo.
«Siccome siamo entrati nel pieno della campagna elettorale, mi sono preso una libertà. Oggi ho fatto disinformazione anch'io. Avevamo detto che la conferenza stampa era per le ore 12 e invece era fissata alle 12.30». E a questo punto accenna, scherzosamente, al gesto dell'ombrello.
Un altro regalo per Mick Jagger, che ci segue sempre con gusto.
Il Cavaliere ribadisce di avere «consapevolezza della situazione difficile, italiana e internazionale. Speriamo- aggiunge - che non peggiori sotto l'influsso dell'economia americana. Appena avremo responsabilità di governo vedremo qual è lo stato conti pubblici, anche perché si è parlato di un tesoretto che non esiste»
Grande consapevolezza della situazione difficile. Lo stato dei conti pubblici: 1.500 miliardi di debito pubblico. Sono spariti una manciata di milioni di euro di tesoretto, e lui ne fa un dramma.
«Penso che non ci sia alternativa se non andare in maniera decisa e immediata nella direzione di nuove fonti energetiche nucleari per l'Italia»
Beh certo, quale migliore idea che costruire centrali nucleari in zone a rischio sismico?
Nota per chi non ha mai guardato la cartina o consultato il sito della protezione civile: le uniche aree prive di rischio sismico in Italia sono in sardegna. A meno che non si vogliano rischiare piccoli incidenti come quelli che accadono continuamente in Giappone. Ma seminare di reattori nucleari la sardegna non è esattamente in accordo con la nostra costituzione (articolo 9).
Sul fronte immigrazione, «aumenteremo il numero dei Centri di permanenza temporanea per l'identificazione e l'espulsione degli extracomunitari clandestini».
Più lager per tutti.
Una volta tornato al governo, spiega Berlusconi, il centrodestra «darà più risorse e mezzi alla polizia per far ritornare le città quelle che ora non sono più dopo che la sinistra ha spalancato le porte ai clandestini extracomunitari».
Veramente i lager li hanno creati loro. Sempre che per sinistra si intenda tutta quella roba che sta dall'altra parte del centro.
Secondo il Cavaliere, inoltre, «ci deve essere l'eslcusione degli sconti di pena per chi è recidivo e chi ha commesso reati di particolare allarme sociale». E poi «inaspriremo le pene per i reati contro le donne e i minoti»
Qui l'articolista ha avuto delle convulsioni, è evidente dagli errori di battitura.
Il leader del Pdl si impegna poi a varare «un grande piano di edilizia per i giovani e per il 13% delle famiglie non proprietarie di case». Si tratta, aggiunge, di un «impegno primario che assumiamo».
Qual'è questo piano? Probabilmente saranno rispettati gli accordi presi con le aziende edili in mano alla mafia, dopo la delusione del ponte di Messina.
Per rilanciare lo sviluppo dell'economia italiana, il Popolo della libertà prevede «il rilancio e il rifinanziamento della legge obiettivo e delle grandi opere con priorità alle Pedemontane Lombarda e Veneta, al Ponte sullo Stretto di Messina e all'alta velocità ferroviaria e il coinvolgimento delle piccole e medie imprese di costruzione nella realizzazione delle grandi opere».
Ops, l'ho anticipato.
«Il programma di Veltroni è la versione statalista del programma del centrodestra»
Sic.

mercoledì, febbraio 20, 2008

Appello per una nuova Società Civile

Questo appello è stato diffuso da Pax Christi/Mosaico di Pace, io l'ho copiato da Peacelink.
Buona lettura.

"La situazione italiana e internazionale negli ultimi mesi non fa che peggiorare. Ciascuno di noi in Italia sta cercando di proporre alternative culturali, politiche, economiche, di produzione, di partecipazione e di promozione dei diritti per tutti/e mentre il sistema politico italiano - al pari di quello di molti altri paesi - prosegue su una vecchia strada autoreferenziale e separata dalla società.

Ci sentiamo lontani da quelle scelte politiche che in questi anni hanno reso ancora più evidenti le logiche militariste e di guerra, le privatizzazioni dei beni comuni, la discriminazione e l'intolleranza verso immigrati e stranieri, la precarizzazione del lavoro. Il nostro Paese vive un declino politico economico, sociale e culturale che è frutto della palese incapacità delle classi dirigenti in ogni campo della società (la politica, l'economia, la cultura e i media) di dare risposte innovative, e centrate sul principio della solidarietà, della responsabilità, della cultura civile, alle sfide ed emergenze che viviamo. Tutto ciò che di nuovo e di solido emerge nasce da una creatività e progettualità condivisa tra i movimenti, le mille forme della protesta e della proposta, e singole persone responsabili che pure nelle istituzioni riusciamo a raggiungere, ma con crescente fatica.

A livello internazionale i rischi di guerra, a partire dall'Iran, e le conseguenze di un potere economico neoliberista fallimentare, ma pur sempre dominante, che alimenta povertà e diseguaglianze e concentrazione di potere in poche mani, stanno mettendo a rischio quelle esperienze e speranze di cambiamento che si sono fatte carico delle nuove e sistemiche emergenze ambientali e sociali, ma anche di disinnescare i prossimi conflitti e la corsa al riarmo, mosse con forza dalla società civile internazionale negli ultimi anni e che hanno generato, per la prima volta dopo decenni, nuove dinamiche politiche in alcune regioni del Sud del pianeta. Dobbiamo lavorare tutti insieme, a partire dalle persone, i piccoli gruppi, reti, comitati, iniziative locali, unire le forze subito e darci un "programma minimo" assicurando centralità alle mobilitazioni locali per i beni comuni e contro le grandi opere, la devastazione del territorio, le basi militari, nello spirito del movimento di Genova, e rilanciare le nuove forme della democrazia partecipata e deliberativa e contro ogni collateralismo o cooptazione subalterna nelle istituzioni - la proposta di una autonoma identità politica delle soggettività sociali e dei movimenti.

Non c'è bisogno di una nuova organizzazione o di un coordinamento intergruppi, ma - rispettosi dell'autonomia e dell'indipendenza delle nostre esperienze e di ciascuno - crediamo che sia cruciale cercare legami comuni per andare oltre il frammento, e costruire tra di noi modalità nuove di relazione e di rete che ci diano più forza nella nostra pressione verso le istituzioni e il sistema politico del Paese.

Rivendichiamo la nostra autonoma soggettività politica come persone e organizzazioni che si vogliono impegnare per il cambiamento. Fuori dai partiti e fuori dal sistema della rappresentanza che rappresentano comunque aspetti determinanti della formazione della volontà politica generale - si sono diffuse in questi anni forme nuove di politica dal basso che hanno dato vita a sedi e spazi di democrazia partecipata: chiediamo pari dignità tra le diverse forme della politica impegnate nella costruzione del bene comune e dell'interesse generale. Sappiamo bene anche che la politica non è altro che lo specchio della società: ed è per questo che ci sentiamo anche parimenti impegnati verso una trasformazione sociale, economica, dei comportamenti quotidiani, capace di ricostruire una politica nuova, come servizio e gratuità, come adempimento dei doveri di solidarietà e del bene comune.

Perciò vogliamo proporre l'avvio di un processo condiviso per costruire uno spazio comune dove praticare e proporre forme autentiche di democrazia, aperto a quelle organizzazioni, campagne, movimenti, ed associazioni della società civile italiana che noi crediamo siano pronte per condividere azioni e strumenti di mobilitazione ed iniziative sui temi che insieme decideremo come prioritari."

Alcuni dei firmatari della società civile: Alberto Castagnola (Formin), Alex Zanotelli (Missionario Comboniano), Alberto Zoratti (Fair), Pierluigi Sullo Gianluca Carmosino (Carta), Gianni Fazzini (Bilanci di Giustizia), Riccardo Troisi (Reorient), Gianni Minà e Loredana Macchietti (Latinoamerica e tutti i sud del mondo), Francesco de Carlo (Megachip), Patrizia Gentilini, Giovanni Malatesta, Mario Musumeci (Punto Pace del x Municipio Roma), Francesco Vignarca (Rete Disarmo), Giorgio Beretta (Coordinatore Campagna Banche Armate), Gianni Tarquini (Terre Madri), Antonella Rossi (Insieme nelle Terre di Mezzo onlus).

Per firmare la petizione e avere maggiori info: http://agirepolitico.blogspot.com/

venerdì, febbraio 15, 2008

IVG

Tanto per capirci, il partitino di Giuliano Ferrara NON è contro l'aborto.

Giuliano Ferrara dice di essere contro l'aborto, ma non è così. Giuliano Ferrara è a favore dell'aborto clandestino. Che è ben diverso da essere a favore dell'aborto.

Chi è veramente contro l'aborto (come dovrebbero essere tutti i veri cattolici) dovrebbe sostenere la legge 194, perché grazie a questa legge gli aborti in Italia sono diminuiti tantissimo. Grazie a questa legge, i dati sull'aborto vengono costantemente monitorizzati e valutati. Grazie a questa legge, ci sono psicologi nei consultori invece che preti.
Chi è veramente contro l'aborto si augura che venga praticato il meno possibile, ma si augura anche che nei casi in cui venga richiesto, le persone possano godere del massimo appoggio della società e dello stato. E non che vengano criminalizzate come se fossero degli assassini.
Chi è veramente contro l'aborto sa che l'interruzione volontaria di gravidanza può essere solo regolamentata oppure abbandonata alla clandestinità, e non impedita. E non si può fare nessun discorso in generale su certe situazioni, perché ognuna di esse ha una sua storia, vive un suo dramma, ha un percorso doloroso dietro, e va giudicata a parte.
Chi è veramente contro l'aborto non si sogna di accostarlo ad una forma di anticoncezionale "a posteriori", insultando così tutte le donne in un sol colpo.

Il partito di Ferrara non è contro l'aborto, vuole criminalizzarlo, vuole metterlo fuori legge, vuole renderlo clandestino. E noi davvero vogliamo che si torni alla gruccia e ai ferri da calza? Alle donne morte per infezione e per emorragia? Vogliamo davvero tornare ai numeri di prima della legge 194, con più aborti e meno sicurezza per chi ne fa richiesta?
Nessuno dei giornali o dei telegiornali ha mai riportato una riflessione del genere, tranne uno. Indovinate quale.

giovedì, febbraio 14, 2008

Tre film a settimana

Secondo me né 30 giorni di buioCloverfield meritano i voti ottenuti su imdb. Il ché mi fa riflettere, perché mi orienta a supporre che il 90% delle persone che frequentano imdb abbia 14 anni. Infatti 30 giorni di buio è un filmetto con qualche scena interessante e qualche buona idea di sceneggiatura qua e là (la bambina famelica, il petrolio che inonda la città, la spettrale petroliera), che però si perde nei diecimila luoghi comuni dei film di genere, riproponendo scene, dialoghi e situazioni che si sono già viste in centinaia di altri film dello stesso tipo. Insomma spreca un sacco di buone occasioni e si perde nel dozzinale, entrando con decisione nella categoria di "uno dei tanti". Se imdb gli appioppa un quasi sette, significa che la maggior parte dei votanti non ha mai visto altri (e migliori) film del genere.

Cloverfield invece mi ha fatto venire il mal di testa dopo venti minuti, ma è decisamente più interessante di 30 giorni di buio. Prima di andare al cinema avevo letto la recensione del film sul Corriere della Sera, che diceva che il film era una scemenza perché le batterie della telecamera duravano all'infinito, il film aveva un montaggio e quindi non era credibile, e infine i dialoghi erano banali. Invece io, vedendo il film, mi sono reso conto che l'unica cosa che gli manca è la storia, perché in soldoni si tratta del solito mostro tipo Godzilla che arriva e sfascia tutto (con tanto di gozzillini, anche quelli già visti). Dal punto di vista tecnico, tutte le accuse riportate dal Corriere cadono immediatamente: innanzitutto la telecamera non dura all'infinito, ma solo 85 minuti (che è la durata del film, e la mia telecamera ha batterie che durano fino a due ore); poi c'è la storia del montaggio, che secondo me è la cosa più geniale del film. In pratica il nastro che gli spettatori vedono è stato registrato due volte, e ogni volta che l'operatore spegne per un po' la telecamera, emerge qualche minuto della registrazione che c'era sotto, creando quindi un effetto montaggio (o effetto flashback, in questo caso) molto interessante; infine c'è la questione dei dialoghi, che effettivamente sono abbastanza tristi, del tipo "ehi fico" oppure "ma che cavolo succede!!! oddio oddio!!! per la miseria!!!" e così via, per tutto il film... però è un effetto palesemente voluto, perché il film è girato da un ventenne che segue altri amici ventenni a New York durante lattacco di Godzilla, e non fatico a credere che tra loro parlino esattamente come viene mostrato nel film (dubito che lo sceneggiatore, dopo aver inserito per la quinta volta la parola "fico" in una scena, non se ne sia reso conto... è chiaro che l'ha fatto volutamente). Insomma magari quelli di imdb sono un branco di adolescenti malati di playstation, e per questo il film ha preso quasi otto, ma dall'altra parte il critico del Corriere della Sera non ha capito un cazzo del film, visto che lo critica su tre aspetti inattaccabili invece di limitarsi a dire che a parte il modo in cui è girato, la sceneggiatura è assente.
Il film più bello che ho visto questa settimana, è Irina Palm.

lunedì, febbraio 11, 2008

Sessione di gioco a casa di Simone

Bigio in versione Master ascolta con fare allibito i suoi giocatori.
Sito della campagna: http://zonadicontatto.blogspot.com

venerdì, febbraio 08, 2008

Le piccole notizie

Oggi ho contribuito alla diffusione di giornali in maniera bipartisan, comprando sia il Corriere della Sera che Il Manifesto. Tanto per mettere subito le cose in chiaro: la differenza tra i due non è che uno è di destra e l'altro di sinistra, 'ste cazzate le dice Berlusconi. La differenza è che il Corriere della Sera non è un giornale libero e indipendente, il Manifesto sì.

La cosa bella del Corriere della Sera è scoprire di pagina in pagina quali notizie hanno una spazio mastodontico e quali vengono date in un box largo un dito a pagina venti. Ad esempio: uno apre il giornale alle pagine diciotto-diciannove. Pagina diciotto è completamente dedicata alla straordinaria notizia che gli italiani campano sempre di più, con tanto di grafici sull'età media e mappa delle regioni con longevità media più alta. In basso a destra di pagina diciannove, in due box della grandezza di una carta di credito che spuntano ai lati di una enorme pezza pubblicitaria, si leggono queste due notiziette: "La Rai querela Libero: calunnie su di noi" e "Raccomandati in tv: Berlusconi denunciato".

La prima delle due notizie è il proseguo di un fatto devastante, e cioè si è scoperto che in Rai giravano elenchi di dipendenti evidenziati con pennarello rosso o azzurro per far capire il loro orientamento politico. Cioè insomma i dipendenti Rai erano stati "schedati". Terrificante. E Libero, che è un giornale del cazzo ma è in effetti un altro giornale libero, ha pubblicato le foto della lista. La Rai invece di domandarsi che succede, denuncia Libero per calunnia. La prassi logica vorrebbe che tu, Rai, per prima cosa dovresti dimostrare che l'articolo è falso (se è falso), e cioè che la lista non esiste e se l'è inventata Feltri per tirare su le vendite. Perché ai cittadini non gliene frega niente che la Rai querela Libero, a loro interessa se la Rai è davvero il posto di merda dove si schedano i dipendenti in base all'orientamento politico che hanno.

La seconda invece rappresenta appieno il grado di servilismo schifoso in cui è precipitata la stampa italiana. Mentre in prima pagina si parla degli sms che Sarkozy e la ex-moglie si mandano per questioni del tutto personali, il Corriere della Sera mette in basso a destra a pagina 19 la notizia che Berlusconi (ex premier e attuale candidato leader della Casa delle Libertà) è stato denunciato da 60 lavoratori della Rai, perlopiù donne, chiedendo un risarcimento di 50.000 euro a testa. La richiesta di risarcimento è dovuta al fatto che Berlusconi, quando il 20 dicembre scorso parlò a proposito del fatto che era stato appena iscritto nell'elenco degli indagati per aver raccomandato persone in Rai, disse: "Lo sanno tutti nel mondo dello spettacolo, in certe situazioni in Rai si lavora soltanto se ti prostituisci oppure sei di sinistra" e aggiunse "Tutti in Rai sono dei raccomandati a cominciare dal direttore generale".
Mi ricorda un po' quando Craxi, durante mani pulite, andò in parlamento e si giustificò dicendo che era vero, lui rubava, ma rubavano tutti. Stessa scuola. Siccome in Rai si fa carriera solo mostrandosi servili, non pestando piedi a nessuno, confezionando le trasmissioni addosso alla gente e appellandosi al fatto che siano riconoscenti, allora il Cavaliere si sente giustificato: così fan tutti, che c'è di male se lo faccio anche io? La risposta è semplice, testa di cazzo: è reato.
Qualche dipendente Rai si è sentito giustamente offeso a sentir dire che lavora perché si prostituisce o è di sinistra, soprattutto se è un dipendente donna ed è di destra. E altrettanto giustamente hanno denunciato il premier. Questa notizia, lo ripeto, viene data a pagina 19 in basso, in un box di dieci centimetri per cinque.

giovedì, febbraio 07, 2008

Blade Runner - Final Cut

Blade Runner è sicuramente uno dei migliori film di fantascienza mai girati. Modi di dire come "atmosfera alla Blade Runner" oppure "luci alla Blade Runner" fanno capire quanto quel film abbia inciso nella storia dei film di fantascienza. Le città sporche e piovose del futuro cyberpunk, sono figlie di Blade Runner, così come il kung-fu nei film di fantascienza è stato lanciato da Matrix. Prima di Blade Runner, la fantascienza era meravigliosa, girava attorno a mondi futuristici impeccabili o a ricambolesche battaglie stellare. Era il mondo dell'ipotesi utopistica, il sogno reso concreto dalla tecnologia del domani. Poi è arrivato Blade Runner, con le sue piogge acide, l'inquinamento che genera malattie genetiche, gli androidi (replicanti) che sono in grado di sanguinare, il confine tra umano e non umano che si fonde, le città pressate e claustrofobiche, la mescolanza di tutte le razze e tutte le culture in un unica gigantesca metropoli notturna, i neon che illuminano i palazzi sporchi, le ciminiere che sputano fuoco e fumo nell'aria, i megaschermi che invadono ogni palazzo proiettando spot onirici. Da quel momento in poi, ogni film di fantascienza ha copiato qualcosa da Blade Runner.

Mi trovo a scrivere di Blade Runner perché da pochi giorni ho acquistato la "definitive edition" in dvd. Si tratta di un cofanetto che, oltre a cazzatelle varie come cartoline, libretti e portafotografie olografici, contiene anche il film nella sua edizione "Final Cut", tutte le altre edizioni precedenti, e nove ore di speciali. La Blade Runner - Final Cut è una versione definitiva del montaggio del film, supervisionata personalmente da Ridley Scott, che presenta finalmente il film nella versione che vuole il regista e con la correzione di alcuni "errori" presenti nelle versioni precedenti. Ad esempio i cavi che sollevano le autobili volanti, che in alcune scene erano visibili, sono stati rimossi. La Final Cut, così come la "director's cut" uscita negli anni '90, non presenta la voce di Deckart fuori campo a spiegarvi cosa pensa il protagonista, né aggiunge il lieto fine al film. Ma questi due ultimi dettagli, voluti dalla produzione affinché il film fosse più fruibile, erano già stati rimossi nella director's cut quando si seppe che Ridley Scott non li voleva. La nuovissima versione presenta altre cose: è stata rimasterizzata, il suono remixato, alcune scene sono state ricreate perché per motivi di budget erano state girate in maniera frettolosa (quella del volo della colomba, nel finale). Insomma, l'edizione definitiva.

Cosa c'è che non va? Semplice. L'edizione italiana. Perché al nuovo mixaggio è stata sovrapposta la traccia audio del vecchio film. Il risultato è che nessuna delle voci sullo sfondo è stata doppiata, e quindi, ad esempio, i semafori non dicono "camminare ora" ma "walk now". Se selezionate i dialoghi in italiano, le voci delle persone che si muovono sullo sfondo restano tutte in inglese anche se i dialoghi dei personaggi principali sono effettivamente in italiano. Le voci alla radio della polizia parlano in inglese e i protagonisti no. Una tristezza.
Seconda conseguenza: nella Final Cut alcune sequenze dell'originale inglese erano fuori sincrono perché il doppiaggio, nel 1981, era stato fatto in fretta e furia. Per non dover ridoppiare tutto il film, quelli che lavoravano alla Final Cut hanno ritoccato quelle scene in modo da far corrispondere il labiale alla voce. Peccato che però il doppiaggio italiano facesse riferimento ai labiali originali!!! Così adesso, in alcune scene, il doppiaggio è fuori sincrono con le nuove immagini. Uno schifo.
Insomma la Final Cut è la Final Cut solo se la si guarda in lingua inglese, in italiano è una versione ben peggiore della director's cut, nonostante la recentissima versione del film abbia qualche scena ritoccata in digitale che vale la pena di vedere.

Il mio consiglio è quindi di scegliere tra comprare la definitive edition in 5 dvd (che contiene anche le versioni precedenti del film, e tanti speciali) oppure lasciar perdere la Final Cut, che è uscita anche in edizione due dvd, e recuperare la director's cut, che nella versione italiana del film risulta quella migliore.