venerdì, marzo 27, 2009

La democrazia in un taxi

di José Saramago, cuaderno.josesarama go.org, Portogallo

L
’eminente statista italiano di nome
Silvio Berlusconi, conosciuto anche come
“il Cavaliere”, ha appena partorito dal suo
cervello privilegiato un’idea che lo colloca in
maniera deinitiva in testa al plotone dei grandi
pensatori politici.
Per evitare i lunghi, monotoni e lenti dibattiti,
e per snellire le procedure, alla camera e al
senato, il Cavaliere vuole che siano i capigruppo
parlamentari a esercitare il potere di rappresentanza,
facendola inita anche con il peso
morto di alcune centinaia di deputati e senatori
che, nella maggior parte dei casi, non
aprono bocca per tutta la legislatura, se non
per sbadigliare.
A me, devo ammetterlo, sembra un’ottima
idea. I rappresentanti dei maggiori partiti, diciamo
tre o quattro, si riunirebbero in un taxi
per andare in un ristorante dove, davanti a un
lauto pasto, prenderebbero le decisioni del
caso. Dietro, ma in sella a una bicicletta, li seguirebbero
i rappresentanti dei partiti minori,
che mangerebbero al bancone, nel caso in cui
ci sia, o in un bar nelle vicinanze. Niente di più
democratico.
Sulla strada si potrebbe anche cominciare
a pensare a come liquidare questi imponenti,
arroganti e pretenziosi ediici chiamati camera
e senato, fonti di discussioni continue e spese
onerose che non aiutano il popolo. Di riduzione
in riduzione scommetto che arriveremmo
all’agorà dei greci. Ovviamente con l’agorà,
ma senza greci. Mi diranno che non bisogna
prendere sul serio questo Cavaliere. D’accordo,
ma il pericolo è che si finisca per non prendere
sul serio quelli che lo votano.

da Internazionale

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