sabato, settembre 25, 2010

Stiamo facendo guerra alla pace

Quando nell’83 mi sono consegnato alla Polizia di Roma dicendo che non avevo intenzione di imparare a sparare e che quindi avessero deciso quel che volevano non avrei mai fatto il militare, stava iniziando (era già iniziato) un cammino faticoso che avrebbe portato a sostituire il servizio di leva con quello volontario. Molti dicevano che ciò non sarebbe stato un passo verso la pace e i fatti lo hanno dimostrato.

Sono moltissimi i motivi per cui esiste la guerra sia organizzata che privata e uno dei principali è che la guerra conviene a qualcuno. Ai produttori di armi, a chi non ha argomenti leciti e pacifici per far valere le proprie ragioni (o i propri tronaconti), a chi ha qualcosa di grosso da nascondere.

Perché ci sia la pace ci vuole innanzitutto una “cultura della pace“, che parta dalla conoscenza delle nostre pulsioni violente e arrivi a sublimarle attraverso pratiche non belligeranti. Esattamente il contrario della “Guerra nella scuola” che è ciò che il ministro Gelmini e il ministro La Russa vorrebbero. Il protocollo firmato di recente, che invita attraverso la scuola a imparare l’uso delle armi, a formare “pattuglie di studenti” (sic!) che competano in maniera sana, con pistole ad aria compressa e percorsi di sopravvivenza ritenendo in questo modo di “contrastare il bullismo” , è un chiaro intento di portare nelle scuole la “cultura della guerra“. Rimane da chiedersi come mai, in un’epoca in cui i genitori devono procurare la carta igienica per i propri figli e le palestre e gli impianti scolastici per la pratica sportiva, quella vera, sono a livello libico, si riescano a trovare così in fretta i fondi per far partire corsi di guerra truccati da esperienze di condivisione sociale. Il nome dato all’iniziativa “allenati per la vita” la dice lunga su come la nostra classe dirigente intenda la vita.

Dopo l’uscita sull’idea di insegnare Mike Bongiorno nelle scuole, giusto per capire come s’intende la cultura in questo Paese e questi corsi paramilitari di mussoliniana memoria, sarebbe il caso che i così detti politici di sinistra e i politici di destra che hanno a cuore il futuro dei propri figli e tutti quelli che dichiarano di credere in un Dio di Pace (che bello dirlo a parole!) facessero di tutto per defenestrare un ministro che sta creando danni che avranno un grosso peso sulle generazioni future.

Natalino Balasso, da Il Fatto Quotidiano
Post originale: http://www.ilfattoquotidiano.it/2010/09/23/stiamo-facendo-guerra-alla-pace/63927/

mercoledì, settembre 22, 2010

Zombi del Vuoto (revised)

NM Nonmorto medio GS 5
Iniz +3; Sensi scurovisione 18m; Percezione +0

Difesa
CA 14, contatto 10, impreparato 13 (-1 Des, +4 naturale, +1 schivare)
pf 45 (8d8+8)
Temp +2, Rifl +1, Vol +6
Capacità difensive tratti dei nonmorti, lingua difensiva; RD 5/tagliente
Debolezze vulnerabilità ai colpi critici

Attacco
Vel 9m
Mischia 2 artigli +8 (1d6+2) e lingua +6 (1d4 più risucchio di sangue)

Statistiche
For 14, Des 8, Cos -, Int -, Sag 10, Car 1
Attacco base +6, BMC +8, DMC 17
Talenti Iniziativa migliorata, Multiattacco, Robustezza, Schivare

Capacità speciali
Lingua difensiva (Str) La lingua di uno zombi del vuoto sferza l'aria deviando i colpi in arrivo; se lo zombi del vuoto non usa la lingua per attaccare ottiene un bonus di deviazione +3 alla CA.
Risucchio di sangue (Str) Se uno zombi del vuoto colpisce una creatura vivente con il suo attacco con la lingua, le infligge 2 danni alla Forza.
Vulnerabilità ai colpi critici (Str) Uno zombi del vuoto è vulnerabile ai colpi critici e anche agli attacchi furtivi; un colpo critico messo a segno su uno zombi del vuoto uccide la larva di akata che lo sostiene distruggendolo immediatamente.

lunedì, settembre 20, 2010

Il sonetto del Vaffanculo


Se alla gente addolora come sono
se il mio malumore dà disturbo,
in dovere di chiedere perdono
non mi sento, ché ora è troppo furbo.

Possono, invece, semplicemente
abbandonarmi ove m'hanno incontrato.
Questo certo darà alla loro mente
sollievo, e io d'assenza sarò grato.

Se posso anche lontano dai rumori,
ho un quaderno bianco, e una matita.
La necessità di giorni migliori

non sento e vi assicuro che la vita
mia senza nessuno di dolori
ne ha meno, e così io l'ho ambita.

giovedì, settembre 09, 2010

the Melancholy Death...


Staring Girl
I once knew a girl
who would just tand there and stare.
At anyone or anything,
she seemed not to care.

She'd stare at the ground,
she stare'd at the sky.

She'd stare at you for hours,
and you'd never know why.
But after winning the local staring contest,
she finally gave her eyes a well-deserved rest.



sabato, settembre 04, 2010

La massa e i solitari

«Perché così vuole la massa. Essa non tollera che ci siano solitari; se ti chiudi in casa, la vedrai affollarsi davanti alla tua porta, come davanti alla porta di un suicida. Se fai qualche passo lungo i vialetti dei giardini pubblici, punteranno il dito su di te. Se non parli al vicino seduto alla sua porta, e passi avanti a testa bassa perché la sera ti rende silenzioso, ti seguirà con lo sguardo e chiamerà la moglie e la madre perché vengano a odiarti insieme a lui. E può accadere che i suoi figli ti lancino pietre e ti feriscano. Vivere non è facile per i solitari.

I genitori restano terrorizzati quando scoprono nei loro figli una lieve inclinazione a star soli; quei fanciulli timorosi che già da piccoli hanno le proprie gioie e i propri dolori appaiono inquietanti. Sono estranei all'interno della famiglia, intrusi e osservatori ostili e l'odio verso di loro cresce di giorno in giorno ed è già molto grande accanto a loro ancora piccoli. Così entrano nella vita, destini che cominciano nelle profondità delle lacrime, destini che non saranno tramandati perché li copre la chiacchiera di una domestica o lo scoppiettare di una macchina. [...]

Ma non desidero andare verso di loro, perché cosa potrei mai dire di più grande del loro dolore o di più sublime del loro silenzio? Non li disturbo. Ma una cosa mi riempie interamente: la coscienza che la vita di quei solitari è una delle forze potenti che agisce dentro di me dalle profondità della notte. Essi mi raggiungono, mi trasformano e ci sono luoghi in me immersi nel chiarore della luce silenziosa che essi emanano. Non credo esista una comunione, o un contatto, più prossimi di questo.

E penso anche: se questi giovani solitari mi inondano di luce dalle lontananze sconosciute della notte, senza far altro che stare tristemente alla finestra, quali influsso dovrebbero esercitare sulla mia esistenza quei solitari che sono intimamente felici e pieni di azione? E mi sembra che in questo senso sia indifferente se tutti loro ancora vivano o siano ormai dei nomi tra i morti.»

Rainer Maria Rilke - Appunti sulla Melodia delle Cose, Passigli Editori